Una passione senza tempo: quella per i motori e per l'automobilismo sportivo

Guido Corallo ai tempi in cui praticò l'automobilismo sportivo, per i colori della prestigiosissima, ultra-blasonata Scuderia del Grifone di Genova, dalla quale uscirono indimenticati campioni dei Rally e della pista. L'auto è una Innocenti Mini De Tomaso, nella sua versione elaborata da Rally. Piccola, leggerissima, passo corto, rapporto peso/potenza estremamente favorevole, era il mezzo ideale per sgaiattolare agilmente tra i birilli collocati, a tratti, sui percorsi di gara degli slalom in salita. La foto è stata scattata poco prima dello svolgimento dello Slalom Ferriere-Boasi (GE), una gara appartenente al Campionato Italiano Slalom in Salita, settore Nord-Ovest, 4 settembre 1983.

Guido Corallo durante una fase della corsa citata nella didascalia precedente.

Una Porsche 911 impegnata nella stessa gara cui si riferiscono le foto precedenti.

Una Lancia 037 Rally impegnata nella stessa gara cui si riferiscono le foto precedenti.

A sinistra, lo stemma della Scuderia del Grifone di Genova, alla quale Guido Corallo appartenne negli anni '80 del secolo scorso. A destra, la copertina di una pubblicazione celebrativa dei quarant'anni dalla nascita del sodalizio sportivo.

Guido Corallo accanto alla sua BMW 320is, uno dei molti modelli sportivi della Casa bavarese da lui posseduti attraverso gli anni (a partire dal 1981; ad oggi, ben 43 anni di esperienza BMW!!!). Il modello in questione è un'icona ben nota agli appassionati. Direttamente derivata dalla M3, era un 4 cilindri in linea aspirato di 1.992 c.c., con una potenza di 192 CV e una velocità massima di 227 Km/h (caratteristiche che, all'epoca, erano davvero ragguardevoli). Trazione posteriore, elettronica ancora del tutto assente, era un'auto molto impegnativa da guidare, almeno se le si chiedeva di esprimere tutte le sue potenzialità. Non a caso fu scelta, come auto destinata all'addestramento dei piloti, da diverse scuole di guida sportiva, tra cui quella di Siegfried Stohr, che ha tutt'ora sede presso l'Autodromo di Misano Adriatico (RN). La foto è stata scattata nel 1989 nei pressi dell'Autodromo del Mugello (Scarperia, FI).

Guido Corallo con la sua BMW Z4 3.0si Coupé, una scultura su ruote, opera del celebre stilista americano Chris Bangle. Trazione posteriore, motore benzina, cilindrata 2.979 c.c., 6 cilindri in linea, potenza 265 CV, velocità massima 250 Km/h (solo perché era presente il limitatore...), accelerazione 0-100 Km/h in 5,7 secondi, era un'auto da adrenalina pura. La si guidava stando praticamente seduti a cavallo dell'assale posteriore, come sulle vecchie monoposto della Formula 1. Auto da grandi emozioni, insomma. La foto è stata scattata nel 2008, su una strada dell'Appennino Ligure.

Una "passione nella passione" è quella che ho sempre avuto, fin dalla loro nascita (1978) per le vetture BMW M (dove "M" sta per "Motorsport", che è il settore corse del marchio bavarese). Si tratta di vetture estremamente potenti e brillanti, che richiedono particolare esperienza di guida per poterne sfruttare le potenzialità. Le BMW, in generale, sono sempre state delle auto improntate alla potenza e ad una certa dose di aggressività. Ma le vetture "M" sono tutt'altra cosa rispetto alle vetture della gamma "normale". Per distinguerle occorre far caso al logo a tre bande, azzurra, blu e rossa, seguite dalla lettera M (la figura mostra i cambiamenti del logo nel tempo; l'ultimo aggiornamento è del 2020). Per individuare una BMW "M" o una BMW "M Performance" (non posso soffermarmi sulla differenza tra le due categorie, in questa sede) occorre badare che questo logo compaia sulla coda della vettura (e magari che non sia...posticcio, cosa dalla quale peraltro un intenditore non si farà mai ingannare). Si badi al fatto che lo stesso logo, miniaturizzato, compare comunemente sulla fiancata di molte BMW di gamma "normale". La cosa non deve trarre in inganno. In questi casi non si tratta certamente di vere vetture M, ma di auto che beneficiano semplicemente di un allestimento puramente estetico, chiamato "M Sport". Per il resto, la meccanica è la stessa delle BMW "comuni", in tali vetture. Quando una M precede, invece, la sigla della serie o del modello, e compare sulla coda dell'auto, ciò garantisce che si tratta di una vera M (ossia che, al di là di ogni discorso estetico, sotto il cofano essa nasconde varie centinaia di cavalli...).

Alcuni modelli da competizione (due moderni, uno d'epoca) allestiti dal reparto corse della BMW, il settore "M Motorsport".

La mia BMW M240i xDrive Coupé, un auto per veri intenditori e amanti della guida sportiva. Per le sue caratteristiche è un modello decisamente "di nicchia", pressoché introvabile in giro. Chi sceglie questo modello ha le idee chiare e sa bene cosa vuole da un'automobile.

Alcuni dettagli della mia attuale "M". Le BMW M si caratterizzano per il fatto di essere dotate di motorizzazioni completamente diverse da quelle dei comuni modelli BMW di serie. Questa monta il mitico motore B58 TU2, di modernissima concezione, eppure già entrato nella leggenda del motorismo sportivo. Naturalmente anche le altre componenti, telaio, sospensioni, impianto frenante, sono - come devono essere - all'altezza del motore. Qualche dato tecnico: motore 6 cilindri in linea, cilindrata 2996 cc, potenza 374 CV, coppia 500 n/m, da 0 a 100 Km/h in 4 secondi, velocità massima 250 Km/h (ma solo perché la BMW adotta tradizionalmente il limitatore di velocità). Il cambio è un automatico ZF8, a 8 rapporti. Non è un doppia frizione, ma un convertitore di coppia (dunque, un vero cambio). Le cambiate, praticate mediante le levette ("paddles") applicate al volante, sono delle vere "fucilate", particolarmente quando si è nella modalità di guida "Sport Plus". Semplicemente impressionante. Mi spiace per gli irriducibili nostalgici del cambio manuale (da qualcuno, inspiegabilmente, ancora definiti “puristi”), ma non c'è proprio partita. Se ne facciano una ragione. Il mondo va avanti, e non si può confondere il purismo con ciò andrebbe meglio definito come “chiusura mentale” (in tutta analogia dovrebbe essere definito “purista” un qualsiasi spettatore televisivo che si ostinasse a vedere la TV guardando un grosso cubo di legno che ospita tubo catodico e valvoloni, invece che godendo di un ampio schermo LCD 4K; fate un po’ voi…). I cerchi in lega sono da 19", e gli pneumatici hanno dimensioni differenti, tra asse anteriore e posteriore. Il tutto è poi arricchito dalla presenza di un "Twin Turbo", che molti confondono con un biturbo, e che invece è un turbocompressore volumetrico di ultimissima generazione. Quando lo si fa entrare in funzione con decisione si avvertono un sibilo particolare e un effetto fionda sconvolgente. Per non parlare della "voce" che questo motore possiede, e dei ruggiti che è in grado di emettere, che risultano esaltati quando si è in modalità "Sport Plus", supportata dall'opzione "iconic sound" (tutte cose che gli utenti dell'auto elettrica - proprio non riesco a definirli automobilisti - non potrebbero mai capire e che non sono in grado di gustare). What else? In realtà ci sarebbero anche tante altre cose da dire, ma mi addentrerei in un ambito troppo specialistico, non adatto a questa sede.

Nonostante Guido Corallo sia da sempre un appassionato del marchio  BMW, anche lui - come tutti gli appassionati, del resto - non è certo insensibile al fascino del “cavallino rampante”. Questa foto lo ritrae durante una delle sue visite periodiche al "Santuario", ossia la Galleria Ferrari a Maranello (MO). Era il 2009.

Guido Corallo accanto alla monoposto che fu del mitico pilota della Ferrari Gilles Villeneuve (Galleria Ferrari, Maranello, MO, 2009).

Guido Corallo accanto alla "Enzo Ferrari", modello immesso sul mercato nel 2002. Con un nome di quel genere non poteva trattarsi che di un modello assolutamente eccezionale (Galleria Ferrari, Maranello, MO, 2009).

Un articolo dedicato alla mia passione per le automobili (e per le BMW in particolare) che fu pubblicato sulla rivista di vita professionale "360° Oftalmologia"